Sebastiano ha 2 anni e mezzo, la testa ancora sproporzionata, per grandezza rispetto al corpo. Inginocchiato sulla sedia così da arrivare al tavolo, impugna una matita colorata e come fosse un vomere che apre la terra, si avventa sul foglio e dal suo intero corpo scende, lungo la matita, una traccia, identica a tutte quelle dei suoi coetanei. È un movimento primordiale, un fluente ritmo che rende visibile una dimensione con la quale è ancora intimamente congiunto… il suo scarabocchio è fatto di spirali e ancora spirali che scaturiscono compulsivamente dalla rimembranza dei suoi muscoli, ancora in simbiosi con la musica del cielo fatta di orbite planetarie, di spirali e lemniscate.
Su questa partitura celeste la mano deve prendere ispirazione per il corretto movimento nel massaggiare il bambino, perché è il linguaggio archetipico che dà forma all’intero suo corpo.
Frédérick Leboyer è un ostetrico e ginecoloco francese, considerato l’ideatore del cosiddetto parto dolce, attorno agli anni 70, nel suo libro «Shantala» dedicato al massaggio al neonato, fornisce preziose indicazioni per fare in modo che tutti i bambini ricevano un contatto affettuoso, amorevole e rispettoso fin dalla nascita. Egli scrive: «Il massaggio dei neonati è un’arte antica e profonda. Semplice ma difficile, difficile perché semplice, come tutto ciò che è profondo».
Invece il bambino che, superati i tre anni di età, comincia a sperimentare la ruvidità del mondo, necessiterebbe più che mai adesso di ogni sostegno concreto per spiccare il volo dal nido (e il massaggio sarebbe un prezioso aiuto in questo); proprio ora, non troviamo più indicazioni a riguardo nella letteratura.
A partire da questa età non bastano affetto e calore animico: il corpo e l’anima del bambino, strutturandosi, diventano più complessi e al massaggio spontaneo e carezzevole debbono aggiungersi competenze maggiori.
Dovremmo osservare il bambino e possibilmente metterci con empatia nei suoi panni, nel suo specifico modo di percepire il mondo, calandoci nella cosmologia dei dodici sensi dell’uomo descritta da R. Steiner; trattandosi di un essere non ancora maturo, per ora bastano i quattro sensi di base o inferiori, traendone ispirazione per il massaggio.
Partiamo dal senso che per primo si attiva già nella vita embrionale, il tatto. Con questo senso il bambino va incontro al mondo con ogni parte del corpo. Percepisce certamente il mondo, ma nel contatto diventa consapevole del confine della sua corporeità, quindi con il tatto il bambino ha percezione di se stesso: toccando il mondo si sveglia al suo corpo. Il senso del tatto si sviluppa gradualmente nel bambino. È intorno al terzo anno che può percepire la sua intera corporeità, riuscendo solo in quest’epoca a toccare con le sue mani tutto se stesso. Grazie al massaggio egli può percepire la parte posteriore, la schiena, che è il ripostiglio di tutti quegli aspetti con i quali non vogliamo aver a che fare: emozioni negative come ira e paura. Con il tatto riusciamo a cogliere anche la nostra zona d’ombra.
La relazione fra corpo e anima (che in parte è definita psiche) è intessuta da correnti vitali ed, in seno a queste, percepiamo il nostro star bene o star male grazie al «senso della vita». Esso viene a risvegliarsi anche attraverso il massaggio, che ne amplifica l’azione. Quando il con-tatto porta talvolta all’esperienza del dolore, esso diventa maestro: attraverso la sua accettazione e comprensione vengono sviluppate fiducia e compassione.
Con il «senso del movimento» il bambino è connesso alla sua muscolatura, che permette di compiere azioni, di inter-agire con il mondo, di trasformarlo, sempre e comunque, che l’individuo ne sia a coscienza o meno. L’intera nostra biografia mostra un filo rosso di azioni che riguardano il «Progetto Evolutivo» ed esso viene svolto incoscientemente dalla muscolatura. In essa è inscritto il Karma, quale sintesi delle nostre azioni; massaggiando il muscolo si può favorire lo sciogliersi di Karma cristallizzato, liberando forze che giacciono inerti e restituendole alla loro piena potenzialità.
Il senso del proprio movimento ha il suo focus principalmente negli arti, ma diversa è l’esperienza che facciamo nelle gambe rispetto alle braccia. Le gambe ci portano nel mondo sostenendo e servendo il tronco e la testa: attraverso una linea verticale spingono la testa al cielo e donano saldezza rispetto al suolo. In questa condizione possiamo sentirci ben piantati e sicuri, oppure sperimentare di voler fuggire, polarità che formerà intimamente le nostre gambe. Le braccia, libere dalla gravità, si irradiano dalla zona del cuore, connettendoci creativamente con persone e cose. Nella muscolatura degli arti, in modo diverso, si accumuleranno tensioni relative al loro ambito.
Il «senso dell’equilibrio» ci dona la relazione fra destra e sinistra, sopra e sotto, davanti e dietro, orientandoci nello spazio. Nella verticalità dà al bambino la percezione di una corretta e forte postura di fronte al mondo, la possibilità di gestire lo spazio intorno a sé.
A questi primi quattro sensi che agiscono, nel massaggio, simultaneamente, bisogna aggiungere ed avere un particolare riguardo per il «senso del calore», dato che l’Io si manifesta e scorre sul binario del calore e ogni processo di coscienza avviene necessariamente tramite esso.
Massaggiare il bambino consente al genitore di stabilire un profondo contatto affettivo, capace di facilitare la comprensione dei suoi ritmi e dei suoi bisogni e nutrendo il terreno dove cresce, rinforzando e prevenendo disagi e relazionali, familiari e sociali.
Abbiamo concepito un mondo freddo e senza amore, che i piccoli affrontano senza le necessarie difese; essi vengono spesso esposti ad ogni sorta di brutture, che attraversano i loro sensi spalancati e si stabilizzano in profondità. Un regolare e amorevole massaggio può impedire che questi oltraggi si consolidino nel tessuto fisico-animico del bambino.
Sta nel nostro arbitrio la possibilità di ritrovare liberamente la via che conduce all’entusiasmo di Sebastiano, alla sua comunione con le forze creative.